La fine del caso non è apparsa sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Come invece accadde quando la causa si aprì nel marzo 2010. Fu il New York Times a dare la notizia della causa intentata da Jeff Anderson, l'avvocato di molte vittime di abusi sessuali, contro la Santa Sede. L'avvocato aveva cercato di far ricadere la responsabilità direttamente sul Papa e i suoi collaboratori, in modo da «costringere il Vaticano – aveva ammesso – a risarcire le vittime». La questione primaria era dunque economica. E non importa se il Papa e i suoi collaboratori non potevano sapere nulla di quanto accadeva nelle diocesi prima del 2001. Fu solo da quell'anno in poi, infatti, che in casi di questo tipo la responsabilità passò dalle diocesi alla Congregazione per la dottrina della fede, presieduta dall'allora cardinale Joseph Ratzinger.
I casi utilizzati da Anderson riguardano invece padre Lawrence Murphy, che in Wisconsin, dagli anni '50 al 1974, aveva abusato di molti ragazzi di una scuola per sordomuti. La Santa Sede allora non poteva sapere. Perciò venerdì Anderson ha dovuto depositare una notifica di archiviazione relativa all'azione legale.
L'accusa al Vaticano è così caduta nel nulla. Ma il nome di Anderson non è destinato a scomparire insieme alla sconfitta. L'avvocato, a caccia di vittime di abusi, ha già aperto altre cause. Una fu intrapresa solo il mese successivo a quella del caso Murphy. Nell'aprile 2010 Anderson accusò ancora Benedetto XVI, sulla base di una corrispondenza tenuta con l'allora vescovo di Oakland, Stephen Cummins, di tergiversare e occultare le notizie «per il bene universale della Chiesa». Anche allora il circolo mediatico non parlò che di questo per due settimane. Il silenzio cadde solo venti giorni dopo, quando la diocesi di Oakland pubblicò tutte le lettere fra Ratzinger e Cummins.
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Il caso di Oakland dimostra che la Chiesa, cercando di lavorare sulla persona del sacerdote, è molto attenta anche a far sì che gli abusi non si ripetano. E cerca di difendere le vittime. Molto più di quanto non riesca a fare la giustizia da sola. O gli avvocati come Anderson, a caccia di vittime per scopi economici più che umanitari: «È triste – ha detto ieri l'avvocato della Santa Sede Jeffrey Lena – come nelle mani di un avvocato troppo incline alle conferenze stampa e un altro che trascorre il proprio tempo a fare la giornalista su internet, con una rubrica faziosa in cui fa passare sé e i suoi colleghi per eroi, la vera tragica situazione delle vittime sia diventata strumento di lucro e di pubblico inganno».
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