05 dicembre 2010

Basta con le Messe in libertà


La recente esortazione post-sinodale la "Verbum Domini" di Benedetto XVI, è stata frettolosamente presentata dalla stampa come un richiamo del Papa contro le "inutili divagazioni" nelle omelie. Però nelle duecento pagine del documento papale, datato 30 settembre 2010 e reso pubblico il successivo 11 novembre, il Papa non si rivolge solo ai sacerdoti, alla loro grande responsabilità, soprattutto quando stanno celebrando l'eucarestia: "Benedetto XVI non si rivolge solo agli specialisti di esegesi biblica, - scrive Massimo Introvigne, direttore del Cesnur- Dal momento che la Parola di Dio è al centro di tutta la vita cristiana, anzi al centro del cosmo e della storia, l'esortazione apostolica è occasione per un'ampia ricognizione che parte dalla Bibbia ma si estende al rapporto tra fede e ragione, alla cultura, alla missione, all'instaurazione dell'ordine temporale e perfino all'arte e a Internet. Una particolare attenzione è dedicata all'interpretazione del Concilio Ecumenico Vaticano II". (Massimo Introvigne, Il Papa, il Vaticano II e la parola di Dio, Cesnur. org). Il Papa, nell'esortazione, raccomanda che le omelie, non devono essere "generiche ed astratte, che occultino la semplicità della Parola di Dio (…) che rischiano di attirare l'attenzione sul predicatore piuttosto che al cuore del messaggio evangelico. Per il Papa, "deve risultare chiaro ai fedeli che ciò che sta a cuore al predicatore è mostrare Cristo, che deve essere al centro di ogni omelia. Per questo occorre che i predicatori abbiano confidenza e contatto assiduo con il testo sacro; si preparino per l'omelia nella meditazione e nella preghiera, affinché predichino con convinzione e passione". Comunque le raccomandazioni del Pontefice sulla cura delle celebrazioni eucaristiche, sono importanti, perché esiste tra i fedeli un certo malessere contro il far west delle messe, come si può dedurre da due libri pubblicati recentemente.
In questi giorni in libreria si può trovare un volume del teologo don Nicola Bux, "Come andare a Messa e non perdere la fede", Piemme, pubblica tra l'altro anche i consigli ai predicatori di uno scrittore e di un giornalista che sa farsi ascoltare. Messori consiglia al prete di predicare secondo queste tre regole auree del giornalismo: semplificare, personalizzare, drammatizzare.
Benedetto XVI indica le sue, a proposito delle omelie: "Che cosa dicono le letture proclamate? Che cosa dicono a me personalmente? Che cosa devo dire alla comunità, tenendo conto della sua situazione concreta?". Una particolare attenzione il Papa la chiede anche nei canti che accompagnano la celebrazione, "favorendo" quelli di "chiara ispirazione biblica". In particolare il Pontefice, suggerisce di "valorizzare quei canti che la tradizione della Chiesa ci ha consegnato (...)Penso in particolare all'importanza del canto gregoriano". L' altro libro è uscito l'anno scorso, una inconsueta e significativa "Guida alle messe", sottotitolo: quelle da non perdere: dove e perché, scritta da Camillo Langone, pubblicata dalla laica Mondadori. Chissà se il Papa nel preparare la Verbum Domini, ha dato un'occhiata a queste pubblicazioni.
Langone che è editorialista de Il Foglio, Il Giornale e Panorama, nel libro recensisce (brevi schede) circa 200 delle messe migliori o peggiori d'Italia, un viaggio alla ricerca della Messa come Dio comanda.
L'autore, non avendo il dono dell'ubiquità, per realizzare la Guida, è stato aiutato da molti amici collaboratori, molti appartenenti all'associazionismo cattolico tra il più qualificato. Langone critica e polemizza con certi ambienti ecclesiastici per il degrado liturgico che ha preso il sopravvento dopo le cosiddette aperture del Concilio Vaticano II. Ma le messe non sono tutte uguali? Si chiede Langone. E' la tipica obiezione di chi a messa c'è stato l'ultima volta quando aveva quattordici anni, oppure di chi da quattordici anni frequenta la stessa parrocchia, e si è convinto che il mondo finisca lì.
E invece le messe sono tutte diverse. Chi passasse senza adeguata preparazione dalla messa teocentrica, lunghi silenzi vibranti di sacro, di Santa Maria della Pietà (Bologna), alla messa antropocentrica, logorroica e fracassona, di Santa Maria a Mare (Maiori, Costiera Amalfitana) penserebbe a due religioni diverse. Certo, Langone lo scrive, la messa è sempre valida, il sacramento pure anche se il prete è indegno, se ci sono canti strazianti, tamburelli, chitarre elettriche e altre amenità. Può cambiare solo il suo potenziale di conversione. La Guida, la prima del genere, è un censimento, una valutazione della messa, in particolare, e dell'arredamento delle chiese (sedie, candeliere). In una chiesa di frati francescani, Langone polemizza ricordando che il loro fondatore (S. Francesco) insegnò la genuflessione persino a una pecorella: "Quando nel corso della messa, veniva elevato il sacratissimo corpo di Cristo, essa si prostrava con le zampe piegate, come a rimproverare i distratti per la loro irriverenza ed invitare i devoti di Cristo ad un più intenso fervore verso il Sacramento". Molti credono che inginocchiarsi alla consacrazione è facoltativo, invece non è così. O credi nella Presenza Reale e allora ti inginocchi, o non credi e allora che cosa vieni in Chiesa a fare? "Nel Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra (Lettera ai Filippesi, 2, 10). Nella Basilica di S. Giovanni in Laterano, dove non c'è uno straccio di inginocchiatoio, ma solo orribili sedie di plastica grigia, Langone ricorda anche che di solito ci si inginocchia se intorno si inginocchiano, si resta in piedi se intorno si resta in piedi. Questa a prescindere da comodità o scomodità. Scriveva Papa Ratzinger, prima di diventare papa: "L'incapacità a inginocchiarsi appare addirittura come l'essenza stessa del diabolico. Una fede o una liturgia che non conoscono più l'atto di inginocchiarsi, sono ammalate in un punto centrale". La Guida non entra in merito alle costruzioni delle chiese anche se facilmente si capisce che preferisce quelle che rispettano la tradizione, in particolare a croce greca. Si può pregare ovunque, ma la fede si fortifica meglio laddove l'edificio parla di Dio ancor prima che lo faccia il sacerdote. All'interno della chiesa, si cerca sempre come segno distintivo la Croce che dovrebbe essere sempre davanti all'altare maggiore, ben visibile allo sguardo del popolo radunato. Inoltre si bada al silenzio che è condizione prima di ogni azione sacra. La Guida critica aspramente l'uso dei tamburelli, delle chitarre elettriche, ci piacciono quando vogliamo ballare, non quando vogliamo pregare. C'è uno strumento per ogni momento e la messa non è il momento delle percussioni, ordigni dionisiaci che nell'ebrezza della possessione trascinano verso terra, non verso il cielo. Ai trambusti Langone preferisce il bell'organo a canne e magari il canto gregoriano. Questo non significa che l'autore della Guida sia un retrogrado reazionario che rifiuta i cambiamenti per partito preso, anzi è favorevole alle novità come i siti internet, è giusto che le parrocchie si dotino di questi ottimi strumenti, ma un sito deve essere fatto bene e costantemente aggiornato altrimenti si fa più bella figura non averlo. Sarebbe opportuno però che ci pensasse un giovane di medie competenze informatiche che voglia regalare a Gesù un paio d'ore al mese. I preti hanno troppo impegni. Infine riflessione personale: in una scheda Langone afferma che non bisogna meravigliarsi quando certe chiese sono snobbate o abbandonate dai fedeli, confido che mi è capitato quasi sempre frequentare altre chiese rispetto alla mia parrocchia. E' capitato in Sicilia, capita ora anche qui dove vivo, preferisco andare a messa a Milano nel tempio civico di S. Sebastiano in via Torino, dove si viene edificati dalle ottime omelie di don Maurizio, all'interno di una chiesa come Dio comanda.
(di Domenico Bonvegna)

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