05 ottobre 2010

La vita non è solo un numero


Il premio Nobel per la Medicina assegna­to al papà dei 4,3 milioni di bambini nati in provetta non deve farci esultare né gridare troppo allo scandalo. Visto che molte persone per un verso o per l'altro più autorevoli del sot­­toscritto sono già intervenute, vorrei suggeri­re soltanto tre pensieri semplici a riguardo. Il primo è che questo premio sancisce la tri­ste realtà di una vita umana ridotta a numero. La colpa in questo caso non è dell'Accademia di Svezia, ma le cose stanno così. Milioni di bambini nati in provetta, miliardi di embrioni uccisi, altri miliardi di bambini abortiti, e sull'orizzonte ecco la clonazione. L'idea che passa è che la vita umana non conti granché: la si può fare e disfare a nostro piacimento. Forse aveva ragione Hannah Arendt quando sosteneva che, nei regimi moderni, la presenza dell'uomo è inutile.
Il secondo pensiero è che la vita intesa non come biologia, ma nella sua concreta imprevedibilità - è più grande perfino di questa tristezza. Io ci credo. Come l'erba riesce a bucare il cemento, così sono certo che la vita si prenderà la sua rivincita su tutto questo conteggiare e calcolare, che è l'essenza di certe scoperte come quella del bimbo in provetta. Così chissà, magari il mondo sarà salvato, un giorno, d a un uomo nato in provetta, o magari un uomo nato in provetta diventerà Papa. Bisogna fidarsi della realtà, anche quando la situazione è brutta.
Terzo pensiero. Vescovi e cardinali si mettano il cuore in pace a proposito del premio Nobel, che è un premio esplicitamente anticattolico. Il caso della mancata assegnazione del premio al compianto Nicola Cabibbo per una scoperta che aveva fatto lui lo dice a chiare lettere. Lo dice a chiare lettere l'assegnazione del Nobel per la Letteratura a Dario Fo anziché a Mario Luzi e - secondo me - anche quella a Salvatore Quasimodo a preferenza di Giuseppe Ungaretti.
Non si tratta di un premio semplicemente laico (anche un cattolico è laico) ma di un premio laicista, che interpreta un preciso progetto sull'uomo e sulla società esplicitamente contrario all'idea cristiana. Perciò, anziché lamentarsi, sarebbe il caso di istituire un premio più ricco, più serio, più qualificato del Nobel (sono certo che non ci vuole molto) in cui l'antropologia cristiana sia inclusa anziché messa al bando. A chi fa le cose si risponde facendon e altre, senza contrapposizioni e senza polemizzare standosene con le m ani in mano. Se si lavora seriamente, alla fine uno dei due persuaderà l'altro.
(di Luca Doninelli- tratto da "Il Giornale" del 05/10/2010)

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