10 novembre 2010

La Chiesa non si fida del capo laicista del Fli

Quelle di Fini sono posizioni da partito radicale di destra. Ma tra lui e Pannella, preferisco l’originale...». La battuta di Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione sussidiarietà, può ben sintetizzare la diffidenza di diversi esponenti del mondo cattolico di fronte alle posizioni di Gianfranco Fini, che domenica, da Bastia Umbra, aveva detto di volersi allineare agli standard europei sulla tutela delle famiglie di fatto, definendo il Pdl come il movimento politico «più arretrato» d’Europa «sui diritti civili».Dichiarazioni che ieri sono state affrontate nella risposta a una lettera dal direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, il quale ha osservato come «il “partito moderno” anzi “futurista” di Gianfranco Fini, ultima evoluzione della destra post-fascista, sta rivelando di portare nel suo Dna qualcosa di strutturalmente e - per quanto ci riguarda - di inaccettabilmente vecchio: la pretesa radicaleggiante di dividere il mondo in buoni e cattivi, in arretrati e progrediti culturalmente, sulla base di una premessa e di un pregiudizio ideologico».Tarquinio scrive che il sottofondo delle parole del presidente della Camera ricordano «le sicumere dell’anticlericalismo», e «una certa Italia liberale in tutto e con tutti tranne che nei confronti dei cattolici». «Un retorico elogio della confusione, all’insegna del più piacione dei relativismi», conclude il direttore del quotidiano della Cei, che dopo aver ricordato come Fini voglia «ridurre la “famiglia tradizionale” a una possibilità, a una mera variabile in un catalogo di desideri codificati» e abbia invece osteggiato la legge sul fine vita che voleva scongiurare «la surrettizia e anti-umana introduzione di pratiche eutanasiche nel nostro ordinamento», invita «i potenziali interlocutori politici» del presidente della Camera - leggi l’Udc - a tenerne conto. «Penso che quelle di Fini siano posizioni da partito radicale di destra - spiega al Giornale il presidente della Fondazione sussidiarietà Vittadini -. Se per dire che i diritti civili sono avanzati bisogna essere portatori di una concezione ridotta dell’uomo, che tra l’altro non appartiene alla storia del popolo italiano, beh, questo lo abbiamo già sentito dire da Marco Pannella. E io preferisco l’originale, perché Pannella è almeno motivato da una sua idea di uomo. Nel caso di Fini non si capisce quali siano le radici di queste posizioni, se non quelle di una certa destra anticlericale e vecchia».«Con tutti i suoi limiti personali, dei quali si è parlato ampiamente anche negli ultimi giorni, Berlusconi è riuscito a tenere l’alleanza Pdl e Lega su posizioni accettabili per il mondo cattolico», sottolinea Carlo Costalli, presidente del Movimento cristiano lavoratori. «Le posizioni che Fini ha preso negli ultimi anni, da quella sulla legge 40 a quella sul fine vita, sono pericolose - aggiunge - e lontanissime da noi. Il presidente della Camera rischia di fare il cavallo di Troia per quanto riguarda i temi eticamente sensibili». «E Casini - conclude Costalli - che ci tiene alla matrice cattolica del suo partito, dovrebbe considerare improponibile un’alleanza con Fini».«Spiace notare - aggiunge Riccardo Bonacina, direttore editoriale di Vita, il giornale del no profit - che Fini sia la controfigura di giochi che si decidono altrove. È espressione del politically correct, ma non riesco a capire con quale credibilità».«Mi sembra che il fatto che la nostra Costituzione riconosca il valore specifico della famiglia fondata sul matrimonio - fa notare il sociologo Luca Diotallevi, vicepresidente delle Settimane sociali - non sia un principio che toglie diritti ad altre persone ma stia a indicare invece il valore sociale fondamentale di questa istituzione». «Noi insistiamo sulla famiglia come soggetto sociale - gli fa eco il presidente del Forum delle famiglie, Francesco Belletti - e ci fondiamo sull’articolo 29 della Costituzione. Le altre sono libertà individuali che nulla hanno a che fare con la famiglia». Netto anche il giudizio di Marco Invernizzi, delegato di Alleanza Cattolica al Forum: «Il cardinale Bagnasco ha ripetuto ancora una volta che i principi non negoziabili sono il criterio dell’unità politica dei cattolici e delle loro scelte elettorali. Quello che va dicendo, e non da ieri, Gianfranco Fini sui temi etici non ci va bene». Infine, anche il segretario della Cei, Mariano Crociata, da Assisi ha detto che nel valutare le prese di posizione e iniziative del mondo politico «l’interesse maggiore» per i vescovi «è culturale» e sui valori.

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