05 ottobre 2010

In Lombardia 250 euro al mese alle donne per evitare l'aborto


«Se non fosse stato per il fondo Nasko della Regione Lombardia avremmo chiuso», esplode emozionata Paola Bonzi, direttrice da ventisei anni del primo Centro di aiuto alla vita (Cav) nella Clinica Mangiagalli di Milano. Sta parlando del primo aiuto che «le istituzioni italiane abbiano mai dato per evitare che la donna abortisca anche per motivi economici».
Da oggi le donne riceveranno dalla Regione un assegno di 250 euro mensili per un massimo di diciotto mesi. Ma c'è chi dice che qualcuno potrebbe approfittarsene. «Di donne in questi ventisei anni ne ho viste a migliaia e non c'è ne una che abbia chiesto per scherzo. E poi la Regione non darà l'assegno a tutte, ma solo a quelle segnalate al Pirellone dai consultori. Saranno quelle che rinunceranno davvero all'aborto».
Non bisogna pensare però che i soldi risolvano da soli tutti i problemi. L'Aibi (Associazione italiana amici dei bambini) ha proposto ieri di seguire il modello Stati Uniti, di permettere cioè alle coppie che vogliono adottare un bambino di sostenere economicamente le donne incinte. Proprio come succede nel flim Juno. Carlo Giovanardi, Commissario per le adozioni internazionali, si è opposto perché la proposta va contro la normativa nazionale. L'Anfaa (Associazione famiglie adottive e affidatarie) teme anche l'alimentarsi di compravendite, visto che negli Usa si spendono dai 20 ai 28 mila dollari in nove mesi.
Paola Bonzi è perplessa, perché se è vero che da una parte senza il fondo Nasko il Cav avrebbe chiuso, dall'altro i soldi da soli non bastano ad aiutare il crescente numero di donne in difficoltà. «Senza un sostegno umano – chiosa Bonzi–, un'adeguata educazione alla maternità e una speranza, le donne non capirebbero il valore dell'essere madri. Solo perché trovano un rapporto e un'amicizia su cui poggiare, oltre agli aiuti economici, le donne ricominciano a sperare».
Ecco perché non basta l'assegno ed ecco perché il Cav serve ancora e rimarrà aperto. Anzi. Verranno intensificati i colloqui con le donne, «si potrà pensare ad aumentare i posti letto e allargare le case famiglia dove la donna esce dalla sua solitudine. Che è il primo fattore per cui si abortisce».

(di Benedetta Frigerio- tratto da "Tempi")

P.S. Del Fondo Nasko se ne è parlato nello scorso consiglio comunale di Carpenedolo grazie ad una interpellanza presentata dai consiglieri del PDL Spaziani e Carleschi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Quando l'interesse per qualcosa è reale anche le azioni sono concrete. Complimenti all'amministrazione Formigoni!
ps: ad onta del popolo dei 'chiacchieroni' (soprattutto fra i politici) che si dicono interessati al problema ma che concretamente non muovono un dito.
Maria Cristina Berra