10 febbraio 2012

Quell'istanza critica della ragione

La struttura propria dell'annuncio trasmesso dai Vangeli, impone a un'ermeneutica autenticamente critica di mantenere saldo il carattere ellittico della ricerca su Gesù nei suoi due fuochi: il contenuto della testimonianza (il Gesù reale) e l'attestarsi nella Scrittura della forma testimoniante ad opera della comunità apostolica.

Questa struttura rispetta la genesi storica della Sacra Scrittura: essa è l'attestarsi del rapporto che la comunità confessante ha con il Testimone fedele (Ap 1,5).
La comunità cristiana, soggetto vitale, di cui gli apostoli, radunati intorno al Sì immacolato di Maria, sono il nucleo costitutivo, in forza della risurrezione, è diventata testimone di quanto è accaduto: i discepoli hanno trasmesso ciò che hanno vissuto, ciò che essi "hanno udito, quello che hanno veduto con i loro occhi, quello che hanno contemplato e che le loro mani toccarono del Verbo della vita" (cf. 1Gv 1,1). La Scrittura pertanto non può essere letta e compresa al margine del soggetto vivo che l'ha generata come forma normativa (ispirata e canonica) di testimonianza

Alla luce della proposta del Gesù di Nazaret di Ratzinger-Benedetto XVI vorrei mettere brevemente in evidenza due implicazioni "culturali".
La prima può essere così formulata: l'ermeneutica biblica proposta da Ratzinger rappresenta una perspicua documentazione dell'incessante richiamo del Papa ad allargare la ragione per rispettarne tutta l'ampiezza. Infatti, riconoscere la necessità di attenersi all'intima connessione del "contenuto della testimonianza" (il Gesù reale) con la "forma testimoniale" (la comunità apostolica confessante) significa mettere in valore l'"istanza critica" della ragione. Questo è congruo con la natura stessa della storia che mai può eludere l'appello della libertà.
La ragione, infatti, è chiamata ad essere aperta al contenuto trasmesso dalla testimonianza, senza pre-giudicarne la possibilità. L'annuncio evangelico favorisce questa apertura quando narra l'ingresso del Mistero nella storia. Invece l'ipotesi della Rivelazione costituisce spesso uno scandalo per la ragione moderna.

Ne dà prova lo stesso Ratzinger a proposito delle testimonianze sulla Risurrezione: «Ma può veramente essere stato così? Possiamo noi – soprattutto in quanto persone moderne – dar credito a testimonianze del genere? Il pensiero 'illuminato' dice di no (…) Nelle testimonianze sulla resurrezione, certo, si parla di qualcosa che non rientra nel mondo della nostra esperienza (…) Ci viene detto piuttosto: esiste un'ulteriore dimensione rispetto a quelle che finora conosciamo. Ciò sta forse in contrasto con la scienza? Può veramente esserci solo ciò che è esistito da sempre? Non può esserci la cosa inaspettata, inimmaginabile, la cosa nuova?» (Gesù di Nazaret II, 274-275). Il cristianesimo annuncia proprio questo novum. Ed è proprio qui che si salva il principio di analogia nella sua verità radicale.

Col novum cristiano un evento è entrato nella storia: «Un momento non fuori del tempo, ma nel tempo, in ciò che noi chiamiamo storia: sezionando, bisecando il mondo del tempo, un momento del tempo, ma non come un momento del tempo / Un momento nel tempo ma il tempo fu creato attraverso quel momento: poiché senza significato non c'è tempo, e quel momento di tempo diede il significato» (T.S. Eliot).
Un evento passato anticipa l'evento presente e questo sempre ripropone l'evento passato. Ed il novum dell'avvenimento inaspettato che si fa presente allarga la ragione: la realtà è più grande di quanto io potessi immaginare. È ragionevole supporre che il Mistero che fa tutto il reale possa irrompere nella mia storia presente come fece, nel passato, in quella di Maria e Giuseppe, dei pastori, dei Magi e di coloro che seguirono Gesù.

La seconda implicazione culturale si rifà alla qualità propria della storia e, in questo caso, della storia di Gesù. La storia chiede decisione, chiede libertà. Emerge con forza il celebre imperativo di Kierkegaard nel suo Diario: «La verità è che è stato completamente dimenticato l'imperativo cristiano: tu devi. Che il cristianesimo ti è stato annunciato significa che tu devi prendere posizione di fronte a Cristo. Egli, o il fatto che Egli esiste, o il fatto che sia esistito è la decisione di tutta la esistenza». Non c'è storia che possa prescindere dalla decisione del singolo uomo, né uomo che possa pretendere di decidere al posto di un altro. Ogni censura fatta alla storia, è condannata a fallire, proprio perché è una sorta di attentato oggettivo contro la libertà.

Di Angelo Scola

Il cardinale Angelo Scola è arcivescovo di Milano. Questa è una parte dell'intervento che pronuncerà oggi pomeriggio alla Luiss di Roma
al Convegno internazionale «Gesù nostro contemporaneo» promosso dal Comitato per il progetto culturale della Cei. Il dibattito trae spunto dal libro «Gesù di Nazaret. Dall'ingresso a Gerusalemme fino alla risurrezione»
di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI.

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